ALESSANDRO FABIAN: VERSO TOKYO 2021
Alessandro Fabian, 32 anni, è un triatleta di Padova. Viso d’angelo, fisico statuario abbinati ad una spontaneità e un entusiasmo contagiosi! Fabian è il triatleta italiano più forte di sempre nella sua specialità, la distanza olimpica che consiste nel nuotare per 1500 metri (lui ci mette 18 minuti), pedalare per 40 chilometri (lo fa in 57’) e correre per altri dieci, pratica per cui impiega poco più di 30 minuti. Alessandro vanta un palmarès di tutto rispetto: è stato campione italiano assoluto di specialità dal 2009 al 2014, si è classificato 10° alle Olimpiadi di Londra 2012 (prima di lui nessun italiano) e 14° a Rio 2016. Da qualche settimana ha iniziato la preparazione atletica alle Isole Canarie per una delle stagioni sportive più importanti della sua vita. Per il 2020 e 2021 sarà il testimonial della linea BIOTON, integratori per il benessere.
Da dove provieni dal punto di vista sportivo?
La disciplina da cui provenivo era il nuoto. Sport che ho cominciato quando avevo 4 anni e che ho inseguito fino ai 17.
Perché hai iniziato a fare triathlon e quando?
Ho iniziato a fare triathlon tra i 17 e i 18 anni, esattamente tra il 2005 e il 2006. Ricordo che non c’è stato un motivo particolare per cui ho cominciato il triathlon. Diciamo che il principale è stato perché nella disciplina da cui provenivo non avevo grandi risultati e visto che nel frattempo mi piaceva correre ho unito i due punti e ho lasciato spazio a questa nuova avventura chiamata triathlon.
Cosa significa per te fare sport e cosa ti ha insegnato nella vita di tutti i giorni?
Il significato dello sport per me, nel corso della mia carriera, ha assunto diversi aspetti. Inizialmente era più un significato di affermazione, dimostrare chi ero e qual era il mio valore. Poi, col passare del tempo, ha assunto un significato di scuola di vita, dove non è più dimostrare qualcosa, ma imparare a conoscere me stesso tramite questo processo. Lo sport è magnifico ed ha la capacità di mettere di fronte l’atleta ai propri limiti. Egli non può scappare finché non imparerà ad affrontarli per evolversi.
Che importanza hanno per te il sacrificio e la fatica?
Il sacrificio e la fatica sono due elementi correlati. Nella vita quotidiana siamo spesso messi di fronte a questi due fattori con tutte le situazioni del caso: famiglia, lavoro, amici ecc. Lo sport ti mette di fronte immediatamente queste sue caratteristiche e non ci puoi scappare se vuoi ottenere i risultati. Logicamente non devono mai essere eccessive, altrimenti non è sport ma diventa un massacro.
In percentuale, quanto contano nello sport il fattore fisico e il fattore mentale? E nella quotidianità?
Questa è una bella domanda. Come ho già detto in precedenza, più avanzo con l’esperienza e più mi inoltro nella profonda scuola dello sport e capisco che la testa ha la maggior percentuale del fisico. Direi un 60% mente e un 40 % fisico. Il fisico senza una buona motivazione non va da nessuna parte. Per affrontare tutte le difficoltà del caso serve sempre la mente. Il corpo è un esecutore, un mezzo. Così nella carriera, come nella quotidianità. L’unica differenza è che quando si è giovani si è più esuberanti e meno sensibili, ma poi appunto con l’avanzare dell’età si capisce come funzione il meccanismo.
Come si prepara un atleta come te per una stagione sportiva importante come quella che sta per arrivare?
Il mio obiettivo è partecipare alle OLIMPIADI DI TOKYO 2020. La preparazione per un anno così importante sta racchiusa in poche parole: volontà, determinazione, costanza e leggerezza. Questi sono ingredienti importanti per far sì che mente e corpo vadano verso una direzione con chiarezza. Allo stesso tempo ci vuole un po’ di follia, lasciandoci guidare da qualcosa di più grande che non è sotto il nostro controllo.
Logicamente poi segue tutta la parte di allenamento che è solo ciò che eseguiamo giorno per giorno, nuotando pedalando e correndo.
Come gestisci il tuo tempo durante la giornata?
Il mio tempo durante la giornata è scandito soprattutto dall’allenamento e dal riposo. Gira tutto intorno a questo. Gli allenamenti variano da 2 a 4 giornalmente, con un monte ore settimanale a pieno regime più o meno di 30 ore.
A quali attività ti dedichi nel tempo libero?
Ciò a cui mi dedico nel tempo libero è la lettura, il piacere di stare con gli amici, ma soprattutto la condivisione di altro al di fuori dello sport.
La tua famiglia come vive la tua attività sportiva professionale così intensa? Come gestisci l’equilibrio tra famiglia e sport?
La mia famiglia vive lo sport che pratico come un lavoro, mi asseconda e mi sostiene. Quest’ultima è una caratteristica di fondamentale importanza perché l’equilibrio che viene a crearsi con la famiglia è la base su cui poggia poi la performance.
Talvolta non è semplice trovare la giusta chiave con la propria moglie o con i genitori. Sicuramente mia moglie è dotata di grande pazienza e grande entusiasmo per ciò che faccio. Questo purtroppo non ci toglie dai conflitti, ma con il tempo e le esperienze si impara a gestire il tutto. Inizialmente è come un bambino che cerca di imparare a camminare, poi ci si prova e piano piano si capisce di cosa si ha bisogno. Mi ritengo fortunato di aver trovato Valeria e di poter condividere con lei la vita che sto facendo.
Costa energie, ma il risultato alla fine ne vale la pena.
In questo momento il tema ambientale è molto dibattuto, ci racconti del tuo impegno per questa causa?
Nella mia carriera ho potuto raggiungere molti risultati e tantissime esperienze per cui ad un certo punto ho sentito che non mi bastava più solo condividere questo. Allora ho pensato di poter dare voce ad una parte a cui tengo molto e che mi vede costantemente coinvolto nella quotidianità. Allenarmi all’aperto, vivere la natura e soprattutto viverla in giro per il mondo è la cosa più bella che mi fa apprezzare ciò che faccio e il fatto che sono vivo. Quindi ho deciso, visto il momento di smarrimento che stiamo attraversando, di condividere l’attenzione e il rispetto per ciò che mi circonda, il rispetto per l’ambiente, il rispetto di noi stessi.
Credi che lo sport possa risvegliare le coscienze delle persone nei confronti dell’ambiente? In che modo?
Lo sport è un ottimo mezzo di sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente e anche di noi stessi. Pone l’attenzione sulle nostre sensazioni e sul nostro fisico. Può essere un mezzo per raggiungere grandi obiettivi. Penso infine che sia una grande scuola di vita, ma dobbiamo stare attenti a non strumentalizzarlo e a farlo diventare una moda per cui sia solo uno “status symbol”.
Il motto di BIOTON, o come si dice in comunicazione “pay-off” è “PER UNA VITA BUONA”. Quali sono per te gli ingredienti di una vita vissuta bene?
Ecco, esattamente per questo deve essere lo sport, “per una vita buona”, per qualcosa che ci permetta di trovare il giusto equilibrio con noi stessi e l’ambiente circostante. Credo non ci siano degli ingredienti specifici per una vita vissuta bene, ognuno ha i suoi; sicuramente lo sport è un ingrediente fondamentale nella mia vita perché mi ha permesso di essere quello che sono oggi. Ciò che consiglio è la ricerca di questi ingredienti e viverli appieno, senza risparmiarsi, perché la vita deve essere vissuta e non risparmiata, altrimenti il tempo porta via tutto e poi si rimane con la bocca asciutta.
In bocca al lupo a tutti!