Alessandro Fabian: le Olimpiadi di un atleta gentile.

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Raccontaci di Tokyo: prima, durante e dopo. Parlaci delle emozioni, i pensieri e le riflessioni a riguardo.

L’Olimpiade sicuramente pensavo di viverla in maniera diversa rispetto a come poi l’ho vissuta, da riserva. Sia fisicamente che emotivamente. Però l’ho accettato, perché questo fa parte della vita: sono quelle cose che ognuno di noi prima o poi deve affrontare, che vanno fuori dal proprio controllo. In ogni caso, le emozioni sono state svariate. Sia prima che durante, ho provato un misto di rabbia e tristezza, ma alla fine, nel momento in cui mi sono lasciato alle spalle questa esperienza Olimpica, ho dato spazio a nuove possibilità. Mi veniva ripetuto in quel periodo che chiusa una porta si sarebbe aperto un portone. In quel momento era difficile da realizzare, anche se lo speravo molto. E devo dire che alla fine è stato proprio così! Incredibile, vero? E sono sicuro che sia andata così per come ho affrontato la cosa: potevo chiudermi e mandare all’aria tutto, ma ho continuato a seguire la mia strada e a onorare la Maglia Azzurra come ho sempre fatto. In pratica ho dimostrato a me stesso qual è il mio vero valore. E questo è stato ripagato dalla convocazione per le fasi finali della WTS in Canada (dove mi sono anche tolto la soddisfazione di contribuire alla prima medaglia italiana nella staffetta mista) e dalle trasferte della Super League di settembre: i risultati stanno arrivando, ripagano i miei sforzi e bilanciano i periodi di tristezza. Questa è la prova che io non ho ancora finito di dare a questo ambiente. E tanto meno di ricevere. Penso sia una strada che voglio ancora proseguire.

Ci spieghi in breve com’è la preparazione di un atleta olimpico?

La preparazione di un atleta olimpico non è diversa da altri sportivi che preparano gare di alto livello. Probabilmente il triathlon ha più ore di allenamento rispetto ad altri sport. La preparazione vera e propria ci impegna 25-30 ore alla settimana, con due o tre sedute di allenamento al giorno, per un totale di cinque o sei ore quotidiane. Bisogna dedicare la stessa attenzione a tutte e tre le discipline e questo comporta grandi sacrifici. Come tutto, ha un pro e un contro: da un lato sacrifichi molto della tua vita privata, della tua famiglia, le vacanze e le serate con gli amici. Quando ti stai preparando per questo tipo di impegni sportivi, devi rinunciare a quei momenti e dedicarti a qualcosa che in quel momento è più importante, come la gara o la performance. Dall’altro lato bisogna dire che mi ritengo molto fortunato perché faccio quello che mi piace e mi dà la possibilità di girare tutto il mondo e mi fa godere della vita nel vero senso della parola.

Chi è Alessandro Fabian oggi?

Alessandro Fabian in questo momento è una persona che cerca la verità, nel senso più ampio del termine. Mi rendo conto che soprattutto con quello che ho attraversato nell’ultimo periodo non sono più quello di un tempo, ma sono riuscito a tener duro, a resistere in situazioni che mai avrei pensato di affrontare. Posso dire che oggi mi sento più maturo e consapevole. Sono cresciuto perché mi sono impegnato molto nella ricerca e devo dire anche grazie allo sport se finora ho trovato alcune risposte a queste domande.

Che significato attribuisci alla parola “scegliere”? E a “rivincita”?

La scelta è forse l’atto di coraggio più grande che un essere umano possa fare, perché determina che accetti qualcosa e che puoi averla, ma puoi anche perderla, quindi saper scegliere diventa molto importante. Scegliere significa inoltre percorrere una strada, nonostante tutto.Per me questa parola ha un valore enorme, ne è una prova la mia esperienza olimpica: nonostante non fossi protagonista, ho scelto di rimanere al fianco dei miei compagni e soprattutto di onorare il mio lavoro.

Il concetto di rivincita invece è più ambiguo. Nello sport spesso significa vincere distruggendo l’avversario che ha vinto prima di te. Per me invece vuol dire vincere senza umiliare l’avversario, solo per dimostrare a me stesso qual è il mio vero valore.

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