Ascolto attivo: la differenza tra sentire e ascoltare.
Ascolto attivo: la differenza tra sentire e ascoltare
Ascoltare è tra le attività umane più complesse, soprattutto in questa epoca segnata da un profondo cambiamento nelle relazioni tra le persone. È evidente che la frenesia delle nostre vite e l’utilizzo massiccio di servizi di messaggistica e dei social per stare in contatto con amici e familiari, da una parte semplifichino la connessione tra individui ma dall’altra facciano emergere una mancanza di profondità nello scambio di informazioni.
Ne consegue che ci troviamo sempre più lontani da una predisposizione all’ascolto, inteso come possibilità e volontà di comprendere in modo completo l’interlocutore con il quale stabiliamo una relazione, sia in campo lavorativo che affettivo.
Metabolismo e comunicazione: quando l’ascolto non ci permette di immagazzinare le informazioni.
Anche il cervello, come il resto dell’organismo deve assimilare per crescere ed evolvere. Per questo il modo in cui ci “nutriamo” di informazioni è simile al meccanismo a cui risponde il corpo a seconda del cibo che assumiamo. Sappiamo bene che le buone abitini alimentari, costituite da una dieta varia e a cibi di sani, costituiscono la base per poter introdurre i nutrienti di cui necessitiamo per mantenere un buon equilibrio fisico e mentale. Egualmente, la qualità delle relazioni e il come le coltiviamo influenzano il nostro benessere “sociale”. In queste dinamiche la comunicazione ha un ruolo fondamentale: più riusciamo ad entrare in empatia con le persone che abbiamo vicino, migliore sarà l’esito dei rapporti con gli altri.
Perché l’ascolto attivo migliora le relazioni
Ascoltare in modo attento e profondo la persona che abbiamo davanti può avere risultati benefici in diversi ambiti della vita ma non sempre siamo predisposti a fermarci e a porre la giusta attenzione per immagazzinare e “digerire” ciò che ci viene detto. Quante volte ci capita di credere di aver compreso le richieste di colleghi o clienti, ancor prima che abbiano finito di parlare? E quanti errori potremmo evitare se ci mettessimo nella condizione di comprendere con maggiore chiarezza? Nelle relazioni tra amici o familiari si possono riscontrare le stesse dinamiche, frutto di un sentire distratto o “viziato” da schemi precostituiti. È il classico caso di quando tendiamo a costruire con l’immaginazione un finale del discorso che stiamo sentendo, composto in buona parte da una nostra versione dei fatti più che dalle informazioni che ci vengono trasmesse.
5 semplici tecniche per migliorare l’ascolto attivo
- Rispecchiamento empatico: questa tecnica consiste nel chiedere conferma al proprio interlocutore, rispetto alle sue affermazioni. Per mettere in pratica il rispecchiamento empatico, sarebbe utile lasciar finire di parlare la persona e riproporre quanto compreso iniziando la frase con: “se ho capito bene, volevi dire che…”; “Vediamo se ho compreso quanto mi stai dicendo…”
- Stare in silenzio e mantenere la concentrazione: sembra facile, tuttavia restare ad ascoltare senza farsi trascinare altrove dai pensieri non è cos’ scontato. Serve una volontà ferrea, un reale desiderio di comprendere di più e un buon allenamento. Quando la mente inizia a vagare riportala sul qui ed ora, ri-focalizzandoti sull’obiettivo del tuo ascolto.
- Porre domande: quando credi di aver capito, concediti il dubbio di non aver acquisito tutte le informazioni necessarie. C’è sicuramente qualcosa in più da capire, quindi sforzati e poni qualche domanda in più.
- Osservare il linguaggio non verbale: ascolto e osservazione del nostro interlocutore vanno di pari passo, infatti il linguaggio parlato costituisce una piccola percentuale del nostro codice di comunicazione. I segni del corpo possono aggiungere qualcosa di importante al verbale: confermare quanto viene detto o talvolta rivelare messaggi che vogliono celarsi dietro alle parole.
- Evita le distrazioni: rispondere al telefono o spostare l’attenzione su altre persone o attività, sono atteggiamenti poco rispettosi verso chi si sta rivolgendo a te e ancora una volta portano il tuo focus su qualcosa di diverso dalla persona che hai davanti. Pigiare la leva del “silenzioso” sul cellulare, evitare di catapultarsi sulla notifica della mail arrivata proprio in quell’istante o dare retta a chiunque passi a chiedere un informazioni sono un segnale di concentrazione e di capacità di scegliere le priorità momento per momento.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo convenire sul fatto che un lavoro sull’ascolto attivo, possa portarci ad una maggiore empatia, ad una comprensione più completa degli altri e ad una visione più chiara di ciò che ci viene chiesto o raccontato. Buon lavoro, anzi buon ascolto!