Affrontare le critiche. Cosa fare quando si riceve una critica o si vuole far notare qualcosa di sbagliato?
Le sensazioni che proviamo quando siamo colpiti dalla critica variano da persona a persona, ma generalmente non associamo nessun tipo di emozione positiva ad essa. Le reazioni più comuni sono essenzialmente due: c’è chi reagisce di petto, mostrando atteggiamenti aggressivi, e chi incassa il colpo chiudendosi in se stesso, senza riuscire a motivare le proprie ragioni.
Affrontare una critica. Cosa fare quando ci sentiamo attaccati.
Nonostante sia pesante ricevere critiche, risulta utile cercare di interpretarle a mente calma e con il giusto distacco. Chiediti se chi ha mosso l’osservazione nei tuoi confronti sia o meno autorevole e se la situazione possa rivelarsi un’opportunità per guardarti dentro. Nel momento in cui arriva la critica, risulterà difficile anche per te controllare le emozioni, anche se con un po’ di allenamento, puoi mettere in atto alcune tecniche:
- L’inchiesta negativa: partendo dal presupposto che le critiche spesso giocano su temi generici come “non mi piace questo lavoro”, “non hai raggiunto quanto ci eravamo prefissati”, “non hai fatto quello che ti avevo chiesto o speravo”, ti risulterà utile contestualizzare meglio ciò che ti viene detto, facendo delle domande al tuo interlocutore per portarlo al nocciolo della questione. Ad esempio puoi chiedere “che cosa in particolare, non ti piace di quello che ho fatto?” e ancora, “rispetto all’obiettivo fissato, dove credi che il mio compito non sia stato svolto correttamente?”. In questo modo sarai in grado di circoscrivere meglio la critica, capendo dove avresti potuto fare meglio e dimostrando a chi hai di fronte che non tutto il lavoro fatto è da buttare.
- L’asserzione negativa: se effettivamente hai sbagliato, ammetti l’errore. Ciò può contribuire a rendere il tono della discussione meno pesante e a mettere la persona che hai davanti nella condizione di apprezzare la tua ammissione di colpa.
- Annebbiamento: consiste nel dare l’idea all’interlocutore di accettare in parte il suo punto di vista, senza però rinunciare ad esprimere le tue ragioni. Nel ribattere, la tua frase potrà iniziare con: “capisco benissimo che tu non possa essere soddisfatto del mio lavoro, tuttavia credo fermamente che…”.
E quando siamo noi a dover fare una critica?
Abbiamo parlato degli effetti della critica su noi stessi, ma cosa succede quando siamo noi a farla?
Prova a pensare all’ultima volta in cui, volontariamente o no, hai fatto un’osservazione ad una persona. Qual è stato l’effetto?
Giudicare di primo impatto non porta quasi mai ai risultati che vogliamo, non ci permette di trasmettere il nostro punto di vista con efficacia e ci allontana dal nostro interlocutore.
Nonostante “avere ragione” possa farti piacere, il concetto di “vincita” non esiste. Ciò a cui bisogna puntare è, in questo caso, uno scambio d’idee ed opinioni con l’obiettivo di arrivare più vicino alla realtà; sfruttare l’empatia, dimostrare interesse e immedesimarsi per capire la visione dell’altro e le sue ragioni.
Dale Carnegie, famoso scrittore Americano, ne parla nel suo libro “How to win friends And influence others”. Secondo la sua teoria criticare è inutile e ha l’unico potere di fare allontanare le persone con desideriamo avere un legame.
Concentrarsi sui fattori negativi quindi, toglie alle persone la sensazione d’importanza che tanto desiderano.
In questo modo, nel momento in cui dovrai far notare qualcosa di sbagliato in ambito lavorativo o nelle relazioni personali dovresti abitarti a:
Concentrarti sull’evento che scatena la critica: la tua frase inizierà quindi con “ ti avevo chiesto di fare quella specifica cosa e trovo che non sia stata fatta per questi motivi…”
Esprimere i sentimenti negativi: fai notare che la cosa ti dispiace e sottolinea i veri motivi che muovono i tuoi sentimenti.
Proponi un cambiamento: chiudi chiedendo ciò che vorresti venisse fatto in futuro per correggere ciò che non gradisci.
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