Gli sbagli, germogli di opportunità.

 In Consigli

Tutti ricordiamo la penna rossa dell’insegnante che evidenziava gli errori sul nostro quaderno e la sensazione di demotivazione suscitata in noi.
Lo sbaglio, grande o piccolo, ha sempre dato vita ad una situazione di disagio interiore, motivo per cui lo vediamo spesso sotto una luce negativa.

Da dove nasce il timore di sbagliare?

Sin da piccoli siamo stati abituati ad essere guidati dalle nostre figure di riferimento, le quali prendendosi cura di noi, ci indirizzavano tra ciò che si poteva e non si poteva fare.
 Questo comportamento protettivo, seppur utile ad evitare danni a se stessi o ad altri, è il seme che poco a poco fa nascere la paura del fallimento e la ricerca di approvazione rispetto alle nostre azioni. Di conseguenza, nelle persone adulte questo meccanismo ben rodato nel tempo lavora inconsciamente limitando il loro agire.
Cosa succederebbe se iniziassimo a vedere l’errore da una prospettiva diversa e positiva?

Maria Montessori, affermava: “Bisogna avere verso l’errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi e cha ha uno scopo”.

Il nostro cervello impara per errori

Il professore di neuroscienze e Ingegneria biomedica Reza Shadmehr ha condotto una ricerca che rivela come nell’apprendimento motorio il cervello metta in atto due processi distinti: uno ha la funzione di immagazzinare le nuove informazioni, l’altro memorizza gli errori per permettere all’individuo di evitare di ripeterli, velocizzando così i tempi di esecuzione e l’efficienza delle azioni successive.
Tanto dalla scienza quanto dai detti popolari (quante volte abbiamo sentito dire “sbagliando si impara”), si evince quindi che modificando il nostro atteggiamento nei confronti del fallimento possiamo cogliere importanti opportunità di miglioramento. Per ottenere ciò, dovremmo abituarci a spostare l’attenzione sullo scopo finale, suddividendo l’esito del nostro agire in risultati attesi e non attesi. Davanti ad un ostacolo “mal superato” avremo così la possibilità di acquisire gli elementi necessari che ci porteranno sempre più vicini al traguardo.

Come accade in tutte le grandi opere, la passione, la determinazione e la capacità di “vedere oltre” faranno da contorno ad un quadro che solo nel suo complesso darà senso ad ogni pennellata.

Da chi possiamo prendere spunto?

Molti uomini d’affari, sportivi e persone ricordate per le loro grandi scoperte, hanno fatto degli sbagli un punto di forza, trovando il modo di trasformarli in una leva strategica per il successo.
Pensiamo a Jack Ma, l’attuale uomo più ricco della Cina e fondatore di Alibaba, rifiutato da oltre 30 posizioni lavorative prima di creare uno dei siti di vendita maggiormente utilizzati al mondo.
Oppure Steve Jobs, altro “collezionista” di insuccessi, che ha saputo credere nelle sue idee e migliorarle, fino a diventare l’imprenditore visionario che tutti conosciamo.
In altri casi l’errore ha dato il via libera a soluzioni che hanno cambiato la vita di buona parte dell’umanità. Un esempio significativo è Fleming: partito per una vacanza, lasciò incustoditi per tre settimane dei campioni di stafilococchi. Al ritorno notò come la muffa generata dalla sua dimenticanza avesse inibito la crescita di quei batteri. Proprio da qui nacque la penicillina.
E ancora il post-it, ideato a partire da una colla troppo debole e quindi poco efficace per l’uso comune. In questo caso Arthur Fry seppe sfruttare a suo vantaggio la pecca del collega Spencer Silver, usando l’adesivo dietro a dei foglietti da attaccare e staccare a piacimento, per appuntare gli accordi delle canzoni del coro per il quale suonava.
Anche Edison, riguardo ai suoi esperimenti sulla lampadina ha dichiarato: ”Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato”.
Diversamente dai più, figure come questa mantenendo un atteggiamento positivo e una visione a lungo termine, sono riusciti a trasformare le cadute in vittorie memoriabili.

La prossima volta che dovrai gestire uno sbaglio pensa alla frase scritta da John Maxwell, noto autore e public speaker americano:
“Un uomo deve essere grande abbastanza da ammettere i suoi errori, intelligente abbastanza per trarne profitto, e forte abbastanza per correggerli”.

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